La Cornice
TRASFORMARE L’IMMAGINE IN QUADRO

Parlare di cornici antiche vuol dire addentrarsi in un territorio pieno di vuoti e incertezze. Se infatti alla pittura molti storici hanno dedicato studi e ricerche, alle cornici non si è prestata la stessa attenzione.

Questi oggetti sono stati troppo a lungo poco considerati, trascurati o addirittura completamente dimenticati. Insomma, molto spesso le cornici non sono state trattate con la dovuta attenzione, sia in termini di conservazione, sia di cura nell’abbinamento con il dipinto.

Negli anni ’90, però, diversi esperti e appassionati hanno manifestato un notevole interesse per le cornici, che ha dato vita a una serie di esposizioni a loro dedicate. Per esempio, nel 1990, il Metropolitan Museum di New York dedicò una mostra alle cornici italiane del Rinascimento; mentre nel 1991, a Parigi, al castello di Bagatelle ne fu allestita una intitolata La cornice e il legno dorato.

La funzione della cornice

Osserviamo un quadro senza cornice. Che effetto ci fa? L’illusione dello spazio è molto ridotta, il coinvolgimento dello spettatore è lieve. Cosa possiamo dedurne? La cornice non serve solo a determinare una tela, ma anche a racchiudere li spazio rappresentato nel dipinto.

In effetti, possiamo dire che la cornice costituisce un importante complemento della pittura, perché viene a stabilire con essa un legame estetico e formale in grado di evidenziarne il significato più profondo.

Non per niente, negli accostamenti più riusciti, la cornice rappresenta un armonico complemento del dipinto, in grado di amplificare il significato e il messaggio della stessa opera artistica.

Una cornice ben eseguita deve quindi naturalmente convogliare l’attenzione dell’osservatore sul dipinto che racchiude, e allo stesso tempo deve contribuire al godimento del quadro, mettendolo in risalto e isolandolo da tutto ciò che gli è estraneo.

Le sue modanature, sapientemente regolate e distribuite con equilibrate sporgenze e rientranze, e i suoi intagli, che generano effetti di chiaroscuro, creeranno un insieme armonioso, che avrà un influsso positivo anche sulla pittura.

Storia e principali modelli di cornici

La cornice, con la sua doppia funzione di limite verso l’esterno e verso l’interno del dipinto, era stata usata, seppure come semplice bordura dipinta, già nell’antico Egitto, a Roma, in Grecia e nell’arte carolingia di mosaici e affreschi.

Con l’introduzione di pannelli dipinti nel tardo Medioevo, la cornice assume il ruolo di arte a se stante.

Fino a quest’epoca, infatti, essa era ancora inscindibile dal quadro che racchiudeva, in quanto la superficie che doveva poi essere dipinta veniva ricavata ribassando la parte interna di una tavola, così da lasciarne il perimetro rialzato di qualche centimetro.

Tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, l’arte europea raggiunse vette altissime anche nell’ambito delle cornici. Grazie al mecenatismo delle grandi famiglie nobili ed ecclesiastiche, si commissionarono ai maggiori artisti dipinti dai soggetti più svariati e ciò diede luogo alla progettazione e alla creazione di nuove tipologie di cornici e alla stretta collaborazione fra artisti e corniciai.

 
 

CORNICE A CASSETTA

 

Uno dei prodotti di maggior rilievo risalente proprio a quest’epoca è la cosiddetta “cornice a cassetta”.

Questa cornice, ancora oggi usata, è costituita da soli tre elementi di struttura: la parte portante, formata da una fascia di legno piatta, assemblata a 90°, e due sagome laterali applicate e unite a 45°.

La cornice a cassetta può poi naturalmente essere arricchita nella fascia con colori, decori in pastiglia, motivi bulinati o incisi, etc. Anche le due sagome si prestano a innumerevoli variazioni: possono essere realizzate con gole o gole rovesciate, intagliate con palline etc.

Verso la fine del XVI secolo, la cassetta viene inoltre arricchita con fregi intagliati ai centri e agli angoli.

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CORNICE ALLA SANSOVINO

 

Un altro modello ideato nel Cinquecento e famoso ancora oggi, è la “cornice alla Sansovino”, che deve il suo nome dall’architetto e scultore Jacopo Sansovino, il quale la realizzò ispirandosi alle incorniciature in legno o in stucco dei soffitti del palazzo dei Dogi e delle chiese di Venezia.

Il risultato è una cornice dalle forme forti, spesso arricchita con robuste volute e nastri al centro e caratterizzata da un’esuberanza di motivi decorativi: volute, festoni, capitelli, cartigli, etc.

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SALVATOR ROSA

 

Una cornice significativa fra il XVII e XVIII secolo è la “Salvator Rosa”, ideata dal pittore napoletano Salvator Rosa, che era solito affermare: “l’ornamento (la cornice) era alle pitture un gran ruffiano”.

La sagoma della Salvator Rosa si configura come un alternarsi di gole e gole rovesce che possono essere arricchite da uno o più ordini di intaglio a motivi di ovoli, nastri arrotolati o foglioline.

Questo tipo di cornice è caratterizzato inoltre da una sagoma centrale a lieve sguscio e da due bordature rispettivamente alla battuta e al profilo.

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VENEZIANA

 

Infine, una delle cornici più note del XVIII secolo è la Veneziana, riconoscibile per le cartelle che ornano i quattro centri e per gli eleganti abbinamenti foglie-fiori.

Ancora oggi, tutti questi modelli sono la base delle cornici dei giorni nostri.

 

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Come nasce una cornice

Una cornice artigianale, come quelle realizzate da Annibale Esposti, è frutto del lavoro di molti specialisti.

Per prima cosa, il falegname sceglie il legno da utilizzare, che deve essere ben stagionato, privilegiando le parti interne del tronco, dove la vena è più compatta. I legni usati sono generalmente legni “dolci” cioè teneri, come il tiglio, il cipresso, il larice e, dal XVIII, secolo anche il cirmolo, che possiedono una fibra compatta, scarsamente nodosa, che agevola il lavoro dell’intagliatore.

Dopo l’opera del falegname e dell’intagliatore, spetta al doratore valorizzare il lavoro eseguito: comincia quindi il procedimento della doratura, lungo e complesso ancora ai giorni nostri.

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